lunedì, giugno 07, 2010


Un po' per tirare le somme, un po' per pigrizia, sicuramente per vanità, ho deciso di ripubblicare qui un po' di cose vecchie attualmente sparse in altri luoghi, man mano che mi vengono in mente.

Inizio con un'articolo proveniente da Ciclistica (Ottobre 2006), la seconda foto è recente e rappresenta la bici com è attualmente.


Andrea Riot ha scritto a Ciclistica: Qualcuno l'ha vista a Velocity 09, e' pronta da un po' di tempo, adesso e' abbastanza definitiva ed ho deciso di fotografarla. Il telaio e', penso, di meta' anni 70, ovviamente in acciaio, molto ben saldato, con forcellini Campagnolo e congiunzioni alleggerite; la battuta del mozzo e' 120mm, per cui non ho avuto problemi per montare le belle ruote Gran Compe da pista (grazie Menthos); raffinata modifica con un "inertial impact alignment tool", citando Sheldon Brown, ossia un martello, per poter montare la corona da 52 all'interno, riparazione con piastrine di alluminio ed epossidica bicomponente ad una crepina che partiva dal taglio per serrare il cannotto della sella e una passata di paglietta e spazzolino da denti per tirare fuori il colore originale sotto lo sporco. Pedivelle, movimento centrale, freno anteriore e serie sterzo sono originali (Campagnolo Nuovo Record), cannotto sella Decathlon accorciato (per illudersi che risparmiare 50 grammi serva ad andare piu' forte), spazzolato e fresato giusto perche' avevo un attrezzo nuovo da provare, pipetta Cinelli Alter comprata nuova anni fa a 10 euro perche' non la voleva nessuno, manubrio da citybike accorciato e ruotato indietro, nastro per racchette da tennis al posto delle manopole e leva del freno Shimano per flat bar, sella "prestata" dalla mia povera bici da corsa; sella e attacco sono blu per puro caso, gomme e manopole sono gialle perche' togliendo la cropa e' venuto fuori che le finestrature delle congiunzioni erano appunto dipinte di giallo; tanto, essendo io notoriamente daltonico, nessuno ha mai il coraggio di criticarmi riguardo le scelte cromatiche.

L' adesivo "Fausto Coppi" sulla canna non e' originale, ed e' li' non solo in onore del grande campione, e non solo perche' e' in un bel corsivo, ma soprattutto perche' racconta la storia di questa bici, che iniza, idealmente, una ventina di anni fa: tredicenne promisi di non rompere con il motorino e di non chiedere altri regali per svariati compleanni e natali, pur di farmi comprare una stupenda mountain bike Fausto Coppi, telaio e forcella in acciaio saldati tig, rigida, le ammortizzate non esistevano, montata 500lx, roba fina, appena sotto il Deore, con i comandi del cambio Rapid Fire, un mezzo veramente da signori, che per i tempi sembrava fosse costruita con tecnologie aerospaziali; dopo un lustro e una serie di modifiche che per le mie tasche di allora erano state mostruosamente costose (pure i cerchi ambrosio a doppia parete...), mi feci convincere a prestare la mia preziosa cavalcatura a quel teppista di mio fratello, diventato anch'esso tredicenne nel frattempo, che riusci' a farsela rubare nel giro di poche ore.

Il fratellino la vigilia di Natale, qualche mese dopo, si muove in maniera sospetta, allontana il resto della famiglia e nasconde dietro una tenda qualcosa di ingombrante: era una bici da corsa, verde oro, montata Campagnolo Nuovo Record, che il ciclista De Lorenzo di Monza, che aveva l'officina dietro casa nostra, gli aveva dato in cambio di pochi soldi purche' stesse a bottega dopo la scuola ed imparasse a ripararla con le proprie mani, il tutto all'insaputa anche dei miei.

L'adesivo Fausto Coppi era stato aggiunto in segno di continuita' con la bici precedente, ed e' rimasto a raccontare una storia privata che ancora oggi mi commuove, e a ricordare un' epoca non troppo lontana in cui le botteghe dei ciclisti non erano boutique ma officine, ed i meccanici che ci lavoravano, per quanto rinomati, avevano tempo e voglia di dar retta ad un ragazzino, ed il desiderio di trasferigli un po' di mestiere.

Le bici vivono molto a lungo, ed invecchiano meglio di qualsiasi mezzo a motore; bastano una settantina di raggi ed un pugno di sfere ben ingrassate per farle tornare giovani, ed a volte, quando riusciamo a rubare un po' di tempo alla vita per rimanere soli, noi e loro, ci capita di restare in silenzio, con uno smagliacatena in mano, ad ascoltare le storie grandi e piccole che ci raccontano quelle due ruote appese ad otto tubi.

Nessun commento:

Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License